LA STAGIONE DEL NATALE È FINITA E anche quest'anno vi beccate il mio racconto natalizio, che trovate pure su Il Primato Nazionale e sul mio libro "Wrestling, storie oltre il ring".
E detto questo auguro a voi ed ai vostri cari un Natale degno del Paranoico Mazzoni.
“Niente più partite. Niente più bombe. Niente più camminate. Niente più divertimento”.
Hunter S. Thompson
«Ehi, amico! La stagione del Natale è finita! Fatti offrire una birra, che non vale la pena pensare a tutti questi festeggiamenti inutili» mi dice questo sciroccato, avvicinandosi al mio ufficio lavorativo. Va beh, il bancone del pub, ma sempre del mio ufficio si tratta.
«Scusa, non vorrei sembrare maleducato, ma tu chi cazzo sei?» gli domando, tra il seccato ma anche il curioso, lo confesso.
«Tranquillo, sono chi stavi aspettando, mi ha mandato il Quartiermastro».
“Il Natale non esiste più”
«Tutto torna, mi sembrava strano potesse mandare qualcuno sano di mente. Comunque, non per fare il puntiglioso ma questa è la notte della Vigilia, quindi ok che non sono esattamente Babbo Natale, ma la stagione natalizia è ben lungi dall’essere finita».
«Bazzecole, amico mio, bazzecole. Ormai vogliono farci credere che sia Natale tutto l’anno, quindi per me di fatto Natale non esiste più. Questa società malata vuole semplicemente che tutti i giorni siano una scusa per immolarsi al capitale, quindi cosa esiste di meglio di un finto Natale tutto l’anno? Già poi ora non lo chiamano Festa d’inverno o stronzate simili? In fondo è strano che esistano ancora pub come questo, no? Tra qualche anno ce ne staremo tutti a casa a bere una pinta, che ci verrà recapitata con un drone».
«Confesso che mi hai fatto fare un bel sorso di birra. Non è che hai torto, anzi, ma non me ne frega nulla, siamo qui per affari, siamo anche noi dentro il sistema» ribatto io, cercando di andare al dunque e così tornare presto ai miei pensieri e alla mia solitaria birra.
«Non ci piove. Sai cosa rende sopportabile la vita? Trasformarla in una serie tv infinita. Un mio amico le odia e si rifiuta di guardarle, perché sostiene che hanno ucciso il cinema. Ora non serve più una buona idea per una storia, ne basta una mediocre e dilatarla all’infinito. Capisco il suo punto di vista, sia chiaro, e in fondo lo condivido, ma le serie me le guardo lo stesso. E sai perché? Perché mi danno ottimi spunti per sopportare questa triste e patetica esistenza. Tu del resto non hai scritto per anni show di wrestling?».
«Vedo che sei informato».
«Adoro il wrestling: perfetto esempio di ciò che stavo sostenendo. La ripetizione all’infinito di storie e personaggi, con molteplici intrecci e spunti. Lo spettacolo ideale se ami il “peoplewatching”! Come del resto frequentare i bar. Non è fantastica tutta la folle umanità che li popola? In posti come questo persino due come noi passano inosservati».
“Il nostro calcio non poteva coesistere con questa fogna”
«Altrimenti cosa lo pagherei a fare il barista, se non per il suo silenzio?».
«Già, concordo. Non sono anni molto propizi per il mantenimento di un segreto: agli spioni vari si è aggiunta pure l’invadenza della tecnologia. Comunque siamo qui per preparare l’organizzazione della finale del mese prossimo. Non era molto meglio la vecchia Coppa dei Campioni? Le vecchie squadre? I vecchi ultras? Il vecchio calcio? No, ora si giocano tornei in continuazione con finali quando capita! Ma forse è giusto così, il nostro calcio non poteva coesistere con questa fogna. Va beh, sto divagando, tu devi organizzare lo spettacolo, tanto chiamarlo sport non mi sembra più il caso: New Verrau-London United! Auguri. Questo è il “business plan” del Quartiermastro; sai che non gli piace mandare materiale via mail, è ancora affezionato al buon vecchio cartaceo. Fuori dal tempo, no?».
«Grazie. C’è altro? Ma, soprattutto, hai un nome?».
«Sì, ho come tutti un nome, una mamma e un papà. Anche se va di moda ora sostenere il contrario. Comunque sapere il mio nome non farà per te alcuna differenza. E poi magari forse lo conosci già. E in ogni caso c’è altro, apri il fascicolo che ti ho dato». Apro il faldone che mi aveva consegnato poco prima e mi basta leggere le prime righe della prima pagina perché sul mio volto si disegni un enorme punto esclamativo, seguito immediatamente da uno interrogativo. Ovviamente la cosa non sfugge al mio interlocutore.
L’ultimo Natale, forse
«Sorpreso, non è vero? Credo che alla partita ti sarà richiesto uno sforzo supplementare. Del resto capita una giornata nella quale ci venga richiesto qualcosa che vada al di là del nostro compito. E per te oggi è quella giornata. Tranquillo, so che non sei empatico e che sei un mercenario, ma sono due categorie troppo spesse bistrattate ingiustamente. I mercenari fanno solamente quello che gli idealisti sognano di fare trincerandosi dietro una scusa che non sia quella del vile denaro. E l’empatia ti uccide, anzi spesso risulti molto più simpatico non avendola del tutto. A proposito, vedo che sono già le tre di notte: l’ora degli scrittori e degli alcolizzati, che poi spesso sono la stessa cosa. E prima ti ho mentito, la stagione del Natale è finita per me, ma per te è appena iniziata. Nella tua serie tv io non entro come personaggio fisso, puoi chiamarmi “special guest star” di questo episodio. Buon Natale, amico mio!».
E, mentre ero ancora intento a riflettere su queste assurde parole, il mio anonimo amico estrae dalla giacca una pistola calibro 22 e, prima che potessi mettere a fuoco le sue intenzioni, si mette la canna in bocca e preme il grilletto. Un sordo boato scuote il pub, mentre la clientela inizia ad urlare e fuggire terrorizzata. Ad eccezione mia e del fido barista, che ci guardiamo straniti in silenzio, mentre dalle casse stereo del locale fuoriescono le note di “Last Christmas” degli Wham!. Forse questo sarà veramente l’ultimo Natale.
Roberto Johnny Bresso
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