CONSIDERAZIONI SCOMODE SU DARIO FO.
Lasciamo ad altri l'onere di giudicare Fo come artista, non avendo competenze per farlo: non rinunciamo però ad espriemerci sul piano umano.
Egli è uno dei più grandi voltagabbana mai vissuti, sempre schierato nel campo più conveniente.
Si arruolò volontario ( volontario non coscritto!) nel 1943 nel Battaglione paracadutisti "Azzurro" di Tradate, della Repubblica Sociale Italiana.
Non una colpa, per carità , in un contesto di guerra civile che vide ben 800000 italiani combattere per Salò.
La colpa è avere, dopo la fine della guerra, nascosto e negato il proprio passato, mentre migliaia di giovani, per la loro coerenza, venivano barbaramente trucidati dalle bande partigiane dopo il 25 aprile.
Quando nel 1977 il quotidiano "Il Nord" dette notizia della sua militanza saloina, l'attore lo quereló.
Nel processo Carlo Maria Milani, già sottufficiale istruttore del Battaglione paracadutisti, confermò l' appartenenza del Fo al reparto, riportando la fervente fede fascista del giovane che, sempre secondo il Milani, partecipò a diverse azioni di rastrellamento contro formazioni partigiane.
Fo si difese dichiarando di essere stato un informatore partigiano per conto della brigata "Lazzarini", circostanza smentita con sdegno dall' ex comandante della stessa , Domenico Lazzarini.
Il tribunale, sulla base di prove documentali e testimoniali, non poté fare altro che accertare il passato fascista di Fo, che egli aveva nascosto abilmente .
Ercolina Milanesi, giornalista e compagna di classe di Fo per ben due anni, asserí che questi, all' inizio del 1945, recatosi in divisa in un bar, scherní i giovani ivi presenti, accusandoli di viltà per non essersi arruolati nella RSI.
Poco dopo la fine della guerra, indossati gli abiti civili Fo si rifece vivo, sostenendo di essere stato una spia partigiana e additando i presenti come "fascisti".
Come noto poi Fo divenne ben presto uno dei maggiori esponenti dell' "intellighenzia" di sinistra, attiva, almeno a parole, nella difesa dei più umili.
In realtà Fo e la consorte, Franca Rame, risultarono particolarmente impegnati nel sostegno ad alcuni giovani di buona famiglia colpevoli di gravi fatti di violenza politica.
Fondarono "Soccorso Rosso Militante", organizzazione attiva nel supporto ai terorrististi rossi incarcerati o latitanti.
Tale sodalizio nel 1972 intraprese una campagna in difesa dell' anarchico colpevole di aver assassinato a coltellate Carlo Falvella, uno studente semicieco di 22 anni.
L'anno succesivo si segnala un altro intervento di Soccorso Rosso Militante in difesa dei responsabili del rogo di Primavalle, dal nome del quartiere dove nottetempo fu data alle fiamme l'abitazione del segretario della locale sezione del MSI.
Vi trovarono la morte due dei sei figli dell'uomo, Virglio e Stefano Mattei, rispettivamente di venti e otto anni.
Franca Rame fece pervenire ad Achille Lollo, poi reo confesso del delitto, la seguente
comunicazione:
“Ti ho inserito nel Soccorso rosso militante. Riceverai denaro dai compagni, e lettere, così ti sentirai meno solo”.
Il figlio Jacopo invece realizzò invece alcune ributtanti vignette, tese ad avvalorare una fantasiosa ricostruzione dei fatti.
Nel 1975, dopo la morte di Sergio Ramelli, un diciottenne di destra massacrato con grosse chiavi inglesi da alcuni studenti di medicina appartenenti ad "Avanguardia Operaia", Fo affermò: "Va beh... In fondo è morto solo un fascista", in un' epoca in cui nei cortei dell' estrema sinistra si intonava il coro "uccidere un fascista non è reato".
Fo e la moglie figurano inoltre tra i 797 firmatari dell' infame manifesto contro il commissario Calabresi, nato da una campagna diffamatoria portata avanti dal gruppo "Lotta Continua": una vera e propria condanna a morte nei confronti del funzionario, ucciso nel 1972 da militanti della predetta organizzazione extraparlamentare.
Fo mise in scena addirittura uno spettacolo, "In morte accidentale di un Anarchico", in cui Calabresi (denominato "Dottor Cavalcioni") viene additato come assassino del povero Pinelli.
Sarebbe bene quindi, nel ricordarlo, al netto dei veri i presunti meriti artistici, mettere da parte le frasi di circostanza ed evidenziare anche le ombre di un uomo che si è sempre schierato dalla parte dove era più facile stare.
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