10 NOVEMBRE 1975, IL TRATTATO DI OSIMO
ULTIMO ATTO DI ESISTERE ANCHE NEL CALCIO
Oggi ricorre il quarantanovesimo anniversario del Trattato di Osimo che sancì la definitiva cessione della Zona B alla Jugoslavia. L’ultimo lembo dell’Istria italiana. Una pagina di storia che raccontiamo nel libro “Trieste a destra”, dal quale è tratta questa immagini con le proteste contro un diktat che portò nelle piazze migliaia di persone. In questo post lo trattiamo in modo diverso, con le conseguenze anche nello sport e nel mondo del calcio delle decisioni politiche che strapparono Istria, Fiume e Dalmazia.
Abbandonare la propria terra, le proprie case, i propri morti. Tutto questo è stato infatti l'esodo degli istriani, fiumani e dalmati alla fine dell'ultimo conflitto mondiale. Uno strappo non ancora rimarginato perché, oltre ai cosiddetti beni abbandonati, privò l'Italia di un importante territorio lasciando in pratica Trieste senza il suo entroterra.
Ma quello strappo portò con sé anche una delle poche, se non uniche, soppressioni di squadre di calcio, all'epoca iscritte al campionato di serie C. Nomi come la Fiumana, il Grion o l'Ampelea dicono poco o nulla a questo mondo del calcio professionistico fatto di miliardi, quotazioni in borsa, diritti televisivi e sponsorizzazioni. Solo qualche volta il "mondo del pallone" si ricorda ormai delle tradizioni. Proprio a Trieste, città che accolse più di tutti gli esuli, si fa fatica a ricordare quelle tre società scomparse non per fallimento, come oggi purtroppo accade nel calcio, ma per la cessione di un territorio ad uno Stato straniero.
La più gloriosa delle tre è stata la Fiumana, la squadra di Fiume (oggi Rijeka anche per molti italiani), nata nel 1926 dalla fusione tra le squadre cittadine Gloria e Olimpia, che partecipò nel girone B del campionato di serie A a sedici squadre nel lontano 1928. Lo stadio era situato alla periferia della città (nella località chiamata Cantrina, poi Borgomarina),
ricavato da una vecchia cava di pietra, che lo rendeva caratteristico per il contrasto fra il monte tagliato a picco e il mare che si stendeva dietro le tribune, tanto che gli inviati dei giornali sportivi dell'epoca lo definirono "pittoresco". La compagine fiumana disputò un campionato di massima serie, due nella cadetteria e sette di serie C, lanciando tantissimi giocatori tutti originari della città. I fratelli Varglien, Mario e Giovanni detto Nini, militarono poi entrambi nella Juventus degli anni Trenta e vantarono il primato in classifica, con dieci titoli vinti, degli "scudetti familiari" assieme ai Maldini, papà Cesare e Paolo.
Marietti, Volk, Mihalich, Vicich, Lipizer, Loik, Zambelli, Kregar, Bercarich, Zidarich, Milinovich (la sua figura fu presa a modello per scolpire una delle statue che adornano lo Stadio dei Marmi a Roma) sono alcuni dei nomi che, partiti nella Fiumana, calcarono i campi della serie A.
Oltre alla Fiumana, per un breve periodo, ci fu un'altra squadra della città cara a D'Annunzio, quella dei Magazzini Generali, mentre altre due formazioni, negli stessi anni in cui la Triestina militava in serie A, provenivano dall'Istria. Il Grion di Pola, che giocava con la maglia nera e portava il nome di un caduto fascista, più l'Ampelea di Isola d'Istria, dalla fabbrica di sardine in scatola presente vicino alla cittadina istriana. Erano squadre inserite nel girone A del campionato italiano di serie C (1942-'43) che, comprendeva dodici formazioni tra cui Pro Gorizia, Treviso, 94.mo Distretto (formata da militari di stanza in regione), Ponziana, CRDA Monfalcone… Vinse la Pro Gorizia promossa, dopo la disputa delle finali, in serie B (promozione temporaneamente sospesa per contingenze belliche). Fu l'ultimo campionato, poi le "contingenze belliche" e quelle politiche, se alla Pro Gorizia portarono via la promozione, alle squadre dell'Istria di Fiume e della Dalmazia portarono via il diritto di esistere.
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