venerdì 31 ottobre 2025

Brigate Gialloblù Verona

 


Irriducibili Inter

 


Comaschi a Livorno, 1997/98

 


Milan, 1990/91

 


Boys Roma, anni '90

 


Massese, 1995/96

 


Veronesi ad Ascoli, 2001/02

 


Lucchesi a Salerno, 1994/95

 


Sampdoria - Roma, 1991

 


Lazio, 1989/90

 


Sampdoria - Juventus, 1989/90

 


Roma

 


giovedì 30 ottobre 2025

1 Novembre 2013: IL TRAMONTO E' ROSSO...L'ALBA E' DORATA


Il 1 Novembre 2013 un commando antifascista

 uccideva in Atene

Giorgos Fountoulis, 27 anni, e Manolis Kapelonis, 22, 

Militanti di Alba Dorata

A GIORGOS E MANOLIS


A TUTTI I CAMERATI ASSASSINATI


A TUTTI I CAMERATI DEFUNTI




 

ATANATOI - IMMORTALI 

-Tu sei il loro sogno-


 “Tu sei il loro sogno. Tu sei il loro ultimo pensiero davanti al plotone d’esecuzione. Tu non hai diritto di deluderli con la tua borghese stanchezza”. 

In queste ore, 11 anni fa, due ragazzi greci rimanevano sul selciato dopo essere stati freddamente uccisi a colpi di pistola da killer professionisti (basta vedere il video reperibile facilmente in internet) davanti ad una delle sezioni di Alba Dorata di Atene. Questi ragazzi, colpevoli di opporsi allo sfacelo della loro Nazione progettata e cinicamente eseguita dai banchieri targati Unione Europea (tra cui il “nostro” Draghi) hanno pagato con la vita il loro impegno militante e l’amore per la loro cultura millenaria.

Così funziona la democrazia ai tempi dell’UE: il tavolo è truccato a prescindere, ma SE PER CASO vinci, diventando il terzo partito greco, subito mette 85 dirigenti in galera con un’indagine pretestuosa (basta andare a vedere le accuse, culminate con lo scioglimento del partito per “organizzazione criminale”), qualcuno finisce assassinato davanti ad una sezione e ti vengono vomitare addosso un sacco di falsità. Una storia che conosciamo benissimo anche in Italia. 

Condividiamo queste parole scritte da altre persone: a questi due ragazzi va oggi il nostro pensiero.




IL PROGRESSO CANCELLA LA COMUNITA' - BEPPE NICCOLAI, IN MEMORIAM


IL PROGRESSO CANCELLA LA COMUNITA'
«…. E poi la "cultura" del progresso illimitato, travolgente, senza legami, senza tradizioni, senza i ricordi.
Che vale oggi la storia di un borgo medievale, nel rispetto di chi ci ha vissuto, parlato, camminato, prodotto cultura e fiabe per bambini?
Che vale conservare un paesaggio, un fiume, un ruscello? Anche quelli sono valori della tradizione.
L’uomo non è fatto solo per produrre e consumare; l’uomo è anche pianta, albero-figlio della terra, della sua terra.
La città a misura d’uomo.
L’uomo, il rispetto della sua complessa unicità.
A chi abita nelle "batterie" degli uomini da lavoro resta, oggi, una sola via da percorrere per conservare la stima di sé: non rimuovere dalla coscienza la vita di chi ci è accanto, di chi ci è compagno di sventura; non dimenticarlo non chiudersi nel più completo isolamento.
Si abita sullo stesso pianerottolo e non ci si conosce. E si fa di tutto per evitare di conoscersi. Si chiudono con i tramezzi i balconi.
Perché?
Per la paura di vedere riflessa nel vicino la propria immagine disperata, di uomini da lavoro in "batteria".
E i figli?
Scendono dalle nuove zone di frontiera, le bande. Che possono fare se sono cresciuti in questa "cultura" che ha ucciso, con la memoria storica, città e territorio?
Vandalismi? E come possono avere rispetto se ciò che vedono (e in cui vivono) è triste e brutto?
Centinaia di migliaia di abitazioni che si distinguono solo per i numeri civici.
Quei quartieri: disegnati da quale "cultura"? Da quali "architetti"?
I ragazzi, oggi abituati ad essere consumatori, sfiorano l’angoscia, la noia per sazietà di stimoli.
Via la Patria, via la religione, via le ideologie, via ogni fede. Via ogni autorità, tutto è permesso. Viva la città senza bandiere, senza altari, senza idee, senza politica vera.
Si scatenano i demoni.
Questa è la cultura fondante sorta per edificare la città senza Dio.
La città senza inibizioni, la città dove si può tutto.
Ed ecco l’infelicità, la noia, il collasso totale.
Come si esce da questa crisi metapolitica, da questa crisi di religione?
Occorre ritrovarsi, tornare a stare insieme.
Tornare ad un modo di vivere che dia senso alla vita.
Superare la vacanza della Storia che ci ha portato alla perdita di identità.
Tornare Comunità.
Tornare "memoria"».
BEPPE NICCOLAI

martedì 28 ottobre 2025

29 OTTOBRE 1975 : QUANDO UCCIDERE UN FASCISTA NON ERA REATO. MARIO ZICCHIERI, 16 ANNI UCCISO DALLE BRIGATE ROSSE


29 OTTOBRE 1975
Ho 16 anni e il mio nome è Mario Zicchieri.
ma i Camerati e gli amici mi chiamano Cremino...

Abito in un appartamento del quartiere Prenestino di Roma, con i miei genitori e le mie due sorelle più piccole. Frequento la scuola Eastman e sono al terzo anno del corso per odontotecnici. Sono iscritto al Fronte della Gioventù e frequento la sezione di via Erasmo Gattamelata, un vero e proprio baluardo dei giovani del MSI circondato da territori politicamente ostili a dir poco. La settimana scorsa mi sono recato con il mio amico Marco, missino anche lui, a raccogliere le firme per una petizione popolare, in merito all'istallazione di impianti di illuminazione nel nostro quartiere.
E' il 29 ottobre 1975 e a scuola c'è sciopero. Ieri sera sono stato a cena con alcuni Camerati, per preparare un volantino in ricordo di Sergio Ramelli. Sergio era un ragazzo poco più grande di me che viveva a Milano, assassinato la scorsa primavera a colpi di chiave inglese da un commando di Potere operaio. Anche qui a Roma tira una brutta aria. Sotto casa mia sono apparse le scritte "Fascisti a morte" a firma Avanguardia operaia, ma è il clima che si respira giornalmente in questi anni e non ci faccio caso più di tanto. Sto lavorando al ciclostile in sezione quando, con Marco, veniamo chiamati fuori da altri missini amici nostri per apprezzare delle ragazze carine che transitano lì davanti. Nessuno di noi si accorge che a pochi metri dal marciapiede della sezione è accostata una macchina con il motore acceso, una Fiat 128 verde targata Roma M 92808. Dall'auto scendono due persone che si avvicinano e aprono il fuoco su di noi con fucili a pompa. Veniamo investiti da una pioggia di pallini. Sono il primo a essere colpito, alle gambe e al pube, e cado a terra. Poi viene colpito Marco, per fortuna in maniera molto meno grave. In pochi secondi sono sdraiato in un lago di sangue. Mi soccorre il tappezziere della bottega a fianco della sezione, cercando invano di tamponare il sangue e arrestare l'emorragia. Un aviere di passaggio, che ha assistito alla scena, rincorre con la sua auto quella dei killer, ma deve desistere quando dall'auto in fuga spuntano le armi dai finestrini e vengono puntate minacciose su di lui. Vengo trasportato in ospedale, ma ci arrivo ormai clinicamente morto. Due giorni dopo, nel pomeriggio, si svolgono i miei funerali, nel mio quartiere, nella chiesa di San Leone Magno. Da via Erasmo Gattamelata giungono in corteo centinaia e centinaia di persone, guidate da Giorgio Almirante, Teodoro Buontempo e Gigino D'Addio.
Tra i tanti striscioni e cartelli esposti in chiesa c'è quello del Fronte della Gioventù su cui è scritto:
"Mario aveva sedici anni, voleva vivere, voleva cambiare questa sporca Italia".
Un manipolo di provocatori arrivati da via dei Volsci cerca a più riprese di disturbare la cerimonia, senza riuscirci. Dopo il funerale partono i nostri, tentando di sferrare l'attacco al Ministero degli Interni e alle sezioni più vicine del Pci e di Lotta continua. La situazione degenera in scontri. Passano gli anni e arriviamo al 1982. Durante il processo alle Brigate rosse per il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro, Emilia Libera, un esponente pentita del gruppo eversivo, dichiara che quelli che mi hanno ammazzato lo hanno fatto per essere promossi brigatisti. I nomi indicati sono quelli di Bruno Seghetti, Germano Maccari e Valerio Morucci detto Pecos, tutti implicati nel sequestro Moro. I loro nomi vengono confermati da altri brigatisti, tra i quali Antonio Savasta. Per il mio omicidio, a carico dei tre indiziati, viene emessa una richiesta di giudizio per omicidio premeditato. Il verdetto della seconda Corte d'Assise di Roma viene emesso nel febbraio 1986, ed è di assoluzione piena per gli imputati per non aver commesso il fatto. L'aviere testimone oculare dell'agguato non è stato mai ascoltato dalla Corte. Meno di un anno dopo nel processo di secondo grado la pubblica accusa chiede ed ottiene l'assoluzione per insufficienza di prove e a settembre dello stesso anno la Cassazione boccia il ricorso.

Avevo 16 anni, il mio nome era Mario Zicchieri,
i Camerati e gli amici mi chiamavano Cremino
ed attendo invano giustizia.
I miei assassini sono in libertà
e camminano tra noi…

Ultras Trieste, 8 febbraio 1984 il derby contro l'Udinese di Coppa Italia

 


Al termine Stefano Furlan venne colpito a morte 
da allievi di pubblica sicurezza
 irresponsabilmente messi in servizio 
di " ordine pubblico ".

lunedì 27 ottobre 2025

28 OTTOBRE !


 

Oggi la Triestina in trasferta

 


Vicentini a Livorno: - CIAO BASTARDI -scritto in cirillico, 2003/04

 


Varesini in trasferta a Como

 


Ultras Como a Bergamo, anni '90

 


Udinesi a Livorno, 2006/07

 


Ultras Trieste ad Empoli, 1992

 


CAVESE - TRIESTINA 1983/84 IN B

 


CON DRAPPO GIULIANO OSPITATO 

CON QUALCHE ULTRAS TRIESTINO, IN CURVA SUD

 (archivio personale Massimo Natella)

Verona -Brigate Gialloblù

 


Ultras Trieste

 


Ascoli, 1982/83

 


Samb

 


DELLE CHIAIE E AVANGUARDIA NAZIONALE VERSO LA FINE DI UNA PERSECUZIONE?

  Comunicato stampa inviato a oltre 2400 mail di agenzie,  giornali, giornalisti, politici AAA Delle Chiaie e Avanguardia Nazionale verso la...