Parigi, città di luci, mode e contrasti. Da un lato c’è il glamour del Paris Saint-Germain, la potenza economica e il calcio-spettacolo. Dall’altro, c’è un’altra anima, più discreta ma autentica, che batte nei sobborghi del sud della capitale: quella del Paris FC.
E tra le gradinate di Charléty, tra tamburi, bandiere e canti rauchi, c’è un gruppo che da anni custodisce quell’identità: gli Ultras Lutetia.
Le origini di una passione
Tutto comincia nel 2014, quando un piccolo gruppo di tifosi decide di dare continuità al tifo organizzato per il Paris FC.
Erano anni di passaggio, di divisioni e di incertezze. Alcuni gruppi storici — come i Blues Wolves e l’Old Clan — avevano già lasciato il segno, ma anche ferite. Il calcio moderno, le difficoltà sportive, e la distanza dal PSG rendevano tutto più difficile.
Eppure, quei ragazzi avevano un’idea semplice: riportare il calore, la voce, la fede in un club che per molti rappresentava la “vera” Parigi, quella popolare, quotidiana, resistente.
Così nacquero gli Ultras Lutetia, dal nome latino di Parigi antica — Lutetia Parisiorum. Una scelta non casuale: un modo per dire “noi siamo le radici”, in una città che cambia troppo in fretta.
Una curva in costruzione
Negli anni successivi, la tribuna del Paris FC tornò a farsi sentire. Non erano in tanti, ma erano riconoscibili.
Striscioni blu, cori che risuonavano tra le mura dello stadio Charléty, e una filosofia chiara: sostegno incondizionato, dentro e fuori casa.
Lontani dai riflettori del calcio d’élite, i Lutetia costruirono la loro reputazione partita dopo partita, spesso in silenzio mediatico, ma con una presenza costante.
Erano il volto popolare di un club che cercava la propria strada, diviso tra sogni di Ligue 1 e realtà di un tifo intimo, orgoglioso, e indipendente.
Tra identità e modernità
Ma anche per loro, come per tanti gruppi ultras in Europa, il tempo del cambiamento arrivò.
Quando, tra il 2023 e il 2024, iniziarono a circolare notizie sull’ingresso della famiglia Arnault e del colosso Red Bull nella proprietà del Paris FC, i Lutetia si fecero sentire.
Non erano contrari al progresso, ma temevano che il prezzo potesse essere troppo alto: un nuovo nome, nuovi colori, un nuovo volto per un club che, nella sua essenza, viveva proprio della sua autenticità.
Le loro comunicazioni sui social e negli stadi parlavano chiaro: “Non vogliamo diventare un satellite. Vogliamo restare Paris.”
Dietro quella presa di posizione, non c’era solo la paura del cambiamento, ma la consapevolezza che il tifo — quello vero — non si compra.
“Il calcio può cambiare, ma l’anima resta nostra”, scrissero in uno dei loro comunicati più condivisi.
Ombre e tensioni
Il mondo ultras, però, non è mai lineare.
Nel 2025, un altro gruppo legato al Paris FC, la Légion X, venne sciolto per decreto governativo dopo episodi di violenza.
L’episodio gettò un’ombra su tutta la tifoseria organizzata, costringendo anche i Lutetia a riaffermare la propria identità: passione sì, ma lontana dagli eccessi.
Fu un momento di riflessione collettiva, in cui il gruppo scelse di rafforzare il proprio impegno nel sostenere il club, mantenendo però un codice etico preciso — niente violenza, solo voce e appartenenza.
Il presente: fede e resistenza
Oggi, gli Ultras Lutetia restano al loro posto, nel cuore della curva.
Non sono un gruppo numeroso come quelli dei grandi club, ma rappresentano qualcosa di più profondo: l’attaccamento alla storia, alla città, al senso di comunità che nasce solo tra chi c’era “quando eravamo pochi”.
Ogni partita è una dichiarazione d’amore e un atto di resistenza.
Tra bandiere blu che sventolano al vento parigino e cori che parlano di orgoglio e appartenenza, i Lutetia continuano a scrivere, settimana dopo settimana, la loro storia.
Una storia che non cerca gloria, ma verità.
Una storia che profuma di Parigi — quella autentica, quella che non smette mai di lottare.
VISITA LA PAGINA
Commenta prima di tutti.
Nessun commento:
Posta un commento