"ai nemici in fronte un sasso, agli Amici tutto il Cuor !"
Indians, nella curva degli ultras la Torino degli Anni Ottanta
Un'intera generazione nell'ultimo lavoro del tifoso Beppe Franzo
(di Andrea Doi) (ANSA) - TORINO, 19 GEN - La storia di un pezzo di una curva che diventa la storia di un'intera città. In un'epoca in cui Torino era conosciuta al mondo solo per due cose, la Juventus e la Fiat, viene raccontata nel nuovo libro di Beppe Franzo.
'Indians' narra non solo le gesta, ma soprattutto il clima che negli Anni Ottanta si respirava nel capoluogo piemontese, oltre che sulle gradinate della curva Filadelfia, allora covo degli ultras bianconeri.
In questo ultimo libro (160 pp, edito da Novantico), Beppe Franzo, volto storico nel panorama nazionale del tifo organizzato ed esponente di spicco dell'associazione 'Quelli di via Filadelfia', racconta la nascita degli 'Indians', di cui è stato tra i fondatori, avvenuta il 12 aprile 1981 e che per sei anni segnarono un'epoca. È un pretesto per narrare, percorrendo l'esperienze di un gruppo di giovani che arrivava da Barriera di Milano, periferia nord della città, la politica di quegli anni, quando coetanei 'rossi' e 'neri' si massacravano di botte per le strade, per poi ritrovarsi fianco a fianco in curva uniti per la fede calcistica.
C'è un'intera generazione, in cui alcuni tentavano di fuggire dalla realtà iniettandosi i propri incubi con uno stantuffo di una siringa, altri trovavano la salvezza nelle ideologie e nella fraterna amicizia del gruppo. Ci sono l'eroina, la politica, la periferia, fascisti, autonomi, l'odore acre dei fumogeni e le bandiere che sventolano: un'insieme di racconti che passano anche dalla moda, dalle prime radio e dalle discoteche.
"Scrivere un testo che parlasse unicamente del modus vivendi e operandi del gruppo sarebbe stato limitativo e noioso - spiega Franzo - . Ho raccontato la Torino di quegli anni, rimarcando la subcultura giovanile di allora, di cui il gruppo Indians era un ingranaggio di quel motore pulsante". Secondo l'autore di Indians della curva e della città di allora è rimasto "ben poco.
Oggi la standardizzazione dei costumi, le società calcistiche divenute Spa, il caro prezzo che decreta l'allontanamento dagli stadi dei più giovani, hanno cambiato quella città che si sta evolvendo, anche urbanisticamente in meglio, ma sta perdendo la propria anima e identità", sottolinea Franzo, che con la sua associazione e la Regione Piemonte sta progettando la realizzazione di un monumento per ricordare il 39 tifosi che morirono il 29 maggio 1985 allo stadio Heysel di Bruxelles, poco prima dell'inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool.
Nessun commento:
Posta un commento