Interessante analisi di Carlo PersanoAAA Cronaca di un Omicidio politico
SQUARCIO NEL COLD CASE DI PIERLUIGI PAGLIAI
Dopo 43 anni dal delitto Pagliai si apre uno squarcio grazie a un documento desecretato dal SISDE.
CRONACA DI UN OMICIDIO DI STATO
Come nasce un omicidio di Stato? Nasce dall’odio di chi detiene il potere verso un nemico che immaginano pericoloso. L’omicidio si configura quando non solo non vengono cercati i colpevoli ma si agisce addirittura per cancellare le tracce lasciate dai colpevoli. I loro privilegi vanno difesi ad ogni costo.
L’analisi su questo omicidio di Stato nasce dai dibattimenti nei tribunali e, soprattutto, da un documento dei servizi segreti del SISDE desecretato e reso di libera consultazione il 22 dicembre del 2014, su richiesta del governo di Renzi che sperava di ammantarsi di trasparenza con quella decisione. Se era così, allora perché il documento esce fuori solo oggi? Perché il SISDE lo aveva infilato tra i documenti consultabili della Commissione Moro, quando il documento con Moro non aveva niente a che vedere perché riguardava esclusivamente le attività di intelligence svolte contro l’area neofascista. Probabilmente il SISDE, così facendo, da una parte contava di risultare un organo pulito e trasparente e, dall’altra, sperava che nessuno lo avrebbe mai trovato. E infatti è stato così per dieci lunghi anni. Poi un deputato, smosso dalle ennesime proteste per l’omicidio di Pierluigi Pagliai, segnalò la strana presenza del Doc. 009/2 a un suo conoscente che sembrava interessato all’argomento e, da lì, si sono resi evidenti gli elementi di un cold case.
LO SCENARIO DI MORTE
Per capire questo omicidio si deve prima osservare lo scenario dove si sviluppa e questo ha il suo inizio nel 1969 con la rivolta di Reggio Calabria.
In quegli anni non si parlava di Casta ma la rivolta di Reggio fu proprio questo, una rivolta popolare contro la Casta. I cittadini non accettavano più che ogni decisione fosse presa sopra le loro teste e a Reggio c’erano state già delle rivolte perché, pur con l’Aspromonte ricco d’acqua alle spalle, non arrivava un goccio d’acqua nei quartieri popolari.
Così, nel 1969 iniziarono delle dimostrazioni spontanee con i manifestanti completamente disarmati e la risposta della polizia fu durissima, si contarono due morti tra la popolazione in due diverse manifestazioni. Persino una dimostrazione di sole donne fu aggredita con inaudita violenza.
Le cose cambiarono improvvisamente quando, nell’ottobre del 1969 arrivò in città il comandante Borghese con tutto il corredo di militanti di Avanguardia Nazionale. Dopo il comizio di Borghese scoppiarono subito incidenti in varie parti della città e, questa volta, la polizia indietreggiava di fronte ai manifestanti, per la prima volta da quando erano iniziate le dimostrazioni. Era iniziata la rivolta.
La polizia perse definitivamente il controllo quando arrivò il terzo morto tra i manifestanti, quasi un anno dopo. Era il 17 settembre del 1970 e quella notte la questura di Reggio venne assediata da “un migliaio di persone” (cita il documento). Il SISDE imputò l’assedio ad Avanguardia Nazionale così come la morte di uno dei 39 poliziotti rimasti bloccati in questura, sebbene fosse morto per un arresto cardiaco.
La gravità della situazione era dettata dal fatto che le ingenti forze di polizia, presenti in città, non marciarono per liberare la questura, forse si sentivano in colpa per la durezza dei loro interventi dei mesi precedenti e per l’ultimo morto colpito da un colpo d’arma da fuoco poche ore prima. Una situazione anche psicologicamente difficile. C’era stato l’assalto a due armerie che la polizia non era riuscita ad evitare, temevano che i dimostranti volessero impossessarsi delle armi presenti in questura e che Reggio potesse realmente trasformarsi nella Belfast italiana.
Per concludere, i dimostranti avevano organizzato dei posti di blocco alle vie di accesso alla città e così il ministero degli Interni non poteva far affluire nuove forze rispetto ai poliziotti che non stavano marciando per liberare la questura. Tanto che, per liberare i poliziotti chiusi in questura, stavano organizzando un’operazione per far scendere sui tetti della questura le teste di cuoio con gli elicotteri.
Da quel giorno, la polizia non riuscì più ad entrare nei due quartieri più poveri di Reggio, ovvero i quartieri di Sbarre e di Santa Caterina, e sul ponte sul Colapinace che ne permetteva l’accesso sventolava la bandiera di Avanguardia. Finché il ministero degli Interni fu costretto a chiamare i carri armati in città. Molti anni dopo, un fondatore di Prima Linea disse che nessuno mai in Italia era stato in grado di controllare porzioni di territorio come successe a Reggio.
L’ODIO DEL MINISTERO DEGLI INTERNI VERSO AVANGUARDIA
Da allora, sempre come si legge nel rapporto del SISDE, Avanguardia Nazionale fu considerata il vero pericolo per lo Stato rispetto agli altri movimenti politici, in quanto unico movimento apportatore di un concreto progetto rivoluzionario (come citato nel documento) in grado di coinvolgere la popolazione. Da allora fu guerra totale tra la DC, insieme al suo ministero degli Interni, contro Avanguardia.
La guerra dello Stato si dipanò su tre direttrici precise, l’attacco fisico contro i militanti, la persecuzione giudiziaria e la calunnia tramite i media e gli altri partiti. Più o meno lo stesso schema degli sgherri dell’800. Doveva cessare la potenzialità di Avanguardia nel creare simpatia negli strati popolari e di coinvolgerli, e il principale strumento fu quello di dipingere Avanguardia come un agente provocatore al servizio del regime. La calunnia ha funzionato in parte fuori dal giro dei militanti e dei simpatizzanti di Avanguardia, tanto che alcuni dementi diventarono i sicari del regime assassinando un militante di Avanguardia in carcere.
Ma la casualità rende oggi giustizia contro i calunniatori e i lo sicari, ed ecco allora questo documento 009/2 del SISDE, dell’organo di polizia segreta dove si vedono i passaggi per l’omicidio di Pierluigi Pagliai nato da un accordo tra la CIA e il SISDE. Già nel 1987, il nuovo direttore del SISDE, Vincenzo Parisi, aveva parlato in audizione di un accordo tra servizi italiani e americani per l’operazione in Bolivia, ma non era sceso nei dettagli apparsi oggi. A leggere il documento, a dire il vero le operazioni dovevano essere addirittura tre in Bolivia, ma gliene riuscì solo una.
AVANGUARDIA SI TRASFERISCE IN LATINO AMERICA E SCOMBINA I PIANI DEGLI USA
Avanguardia arrivò in Bolivia e scavalcò i mediatori statunitensi per la vendita delle materie prime a Cina e India, paesi non allineati. Avanguardia utilizzò nelle trattative la carta intestata del ministero boliviano di concerto coi funzionari boliviani convinti del tentativo. Fu così che l’ambasciatore Corr lasciò di corsa la Bolivia e andò negli Usa per prendere istruzioni sul da farsi.
Passiamo direttamente al testo del documento 009/2.
Il 14 aprile 1982, la CIA si lamenta col SISDE per l’influenza che Delle Chiaie ha in Bolivia (pag. 107 del documento) e, il 27 Luglio 1982, chiede se il SISDE è “interessato all’estradizione di tre estremisti” tra cui “il Delle Chiaie” (pag. 108).
Il gruppo di Delle Chiaie sta sensibilizzando i partiti boliviani sullo strapotere della Trilateral in Latino-America e trova molti consensi. La CIA ha difficoltà a disfarsi in prima persona degli avanguardisti viste le aperte simpatie che stanno riscuotendo.
Il 2 agosto 1982, il SISDE risponde alla CIA confermando l’interesse per l’estradizione. Una fatica in meno per la CIA.
Il 3 e il 4 agosto 1982, la richiesta del SISDE viene “riformulata in prospettiva della possibile espulsione o cattura in Bolivia e della sua contestuale consegna all’equipaggio di apposito aereomobile (scritto così) battente bandiera italiana” (pag. 108). Il SISDE si rende conto che l’accusa per la strage di Bologna è debolissima sia per Delle Chiaie che per Pagliai e non può rischiare che una richiesta di estradizione basata sul niente venga respinta. Molti rappresentanti del congresso boliviano avrebbero esaminato una eventuale richiesta di estradizione con la dovuta serietà, era noto il loro giudizio favorevole agli avanguardisti presenti in Bolivia. Come si vedrà dopo, queste accuse della procura di Bologna cadranno miseramente nel ridicolo dei dibattimenti processuali successivi. Valga per tutte il presunto riscontro della base operativa per la strage fissata in una fabbrica di cerniere a San Giovanni in Persiceto, vicino Bologna. Totalmente inesistente. Ecco quindi che il SISDE, di concerto col ministero di Grazia e Giustizia, decide di saltare la richiesta di estradizione e richiede l’espulsione diretta dei tre, con cattura contestuale.
Per completezza, due mesi prima dell’omicidio di Pagliai era già stato commesso l’altro omicidio nei confronti di Carmine Palladino, un altro militante di Avanguardia, anche lui indagato per Bologna, assassinato da dei sicari del regime nel carcere di Novara. Anche Palladino risulterà totalmente estraneo alla strage di Bologna.
Ma veramente dobbiamo credere che la DC, il ministero degli Interni e il ministero di Grazie e Giustizia volessero vivi i tre imputati presenti in Bolivia? Con delle accuse così ridicole? La condizione migliore era quella di riportarli a casa morti, così non avrebbero potuto più difendersi.
Le informative del documento 009/2 sull’operazione si interrompono misteriosamente il 4 ottobre 1982. Facile da capire, il 10 ottobre successivo verrà assassinato Pagliai in Bolivia e allora fine della trasparenza di Renzi dal 4 ottobre.
Tra l’altro chi ha preparato il documento 009/2 dichiara il numero di pagine di cui “consta” ed è di “Nr.111 pagine con retro bianco”. Peccato che il documento si interrompa con la pagina 109, quella del 4 ottobre 1982. Qualcuno lo trova strano?
IN BOLIVIA PRENDONO LE DISTANZE
Un rappresentante del Congresso boliviano, Carlos Valverde, fa un’interpellanza al ministro degli Interni Mario Roncal Antezana, per capire se aveva firmato lui l’ordine di espulsione per Pagliai, ma questi rispose di aver appreso del caso solo l’11 ottobre poiché il governo di cui faceva parte fu investito solo alle 16:00 del 10 ottobre, mentre l’esecuzione di Pagliai avvenne al mattino. La CIA e il SISDE ci avevano visto giusto sulla stima ricevuta in congresso dal Delle Chiaie e dai suoi collaboratori. Quindi con quale permesso agirono in Bolivia gli 84 agenti italiani arrivati col volo Giotto di Alitalia pilotato da Marcello Pesaresi? E’ allora vera la notizia che il “permesso” lo diede l’agente speciale Richard Adles caricato a bordo con un’apposita sosta dell’aereo a Portorico? Sarà per quello che l’ambasciata americana ha poi pagato di tasca sua anche le tasse portuali per l’aereo italiano.
ALL’INIZIO ANCHE IL SISDE PRENDE LE DISTANZE?
Il deputato del Msi di Milano, Tomaso Staiti, inizia a fare domande su una riunione tra il SISDE e il giudice istruttore di Bologna, Aldo Gentile, per l’operazione in Bolivia e, 29 luglio 1983, il Corriere di Milano riceve dal SISDE una secca smentita sia sulla riunione sia una sua partecipazione all’operazione in Bolivia. Peccato che il documento 009/2 desecretato nel 2014 scopra poi le menzogne trent’anni dopo.
Poi, il 28 ottobre 1987, il nuovo capo del SISDE viene chiamato a Bologna per testimoniare sull’operazione il Bolivia e dice che i servizi americani si offrirono di collaborare e agirono sui servizi boliviani di concerto col SISDE. Chi arrivò a testimoniare a Bologna non fu il capo del SISDE del 1982, Emanuele De Francesco, ma quello nuovo, Vincenzo Parisi. Perché? Perché il primo aveva sempre negato il coinvolgimento del SISDE?
SI RIAPRE IL COLD CASE DI PAGLIAI
Il documento del SISDE ci conferma finalmente che l’attacco ad Avanguardia arrivò congiuntamente da SISDE e CIA, ma adesso il SISDE deve chiarirci gli aspetti del delitto che sta ancora nascondendo:
• Parteciparono davvero dei boliviani all’azione? Qual era il nome dei loro capi con i quali avevano preso eventualmente contatto?
• Qual è il nome di chi sparò materialmente a Pagliai?
• Se c’erano dei boliviani in campo, a che servivano 84 agenti italiani?
• Gli italiani erano armati sul campo? Con il permesso di chi?
• Chi erano i capi sul campo degli italiani?
• Ci fu eventualmente un documento per la consegna di Pagliai morente al SISDE? Dove sarebbe questo documento?
• Perché l’aereo sostò a Portorico prima di arrivare in Bolivia? Fu imbarcato lì Adler della CIA?
• Ci fu mai un documento per l’estradizione preparato dal ministro Darida? Dov’è questo documento?
• Perché si rinunciò alla richiesta di estradizione?
• Chi ricevette il decreto di espulsione dalla Bolivia? Dov’è questo documento?
• Perché nel documento del SISDE sono state eliminate le pagine finali 110 e 111 sull’operazione in Bolivia?
Il SISDE ha ovviamente tutti gli elementi per rispondere tranquillamente a queste domande e un giudice dovrebbe porgliele. A seguito delle eventuali risposte sorgerebbero alcune nuove domande e finalmente, dopo 43 anni di arriverebbe a conoscere i nomi degli assassini e dei mandanti del delitto Pagliai. Ricordiamo che l’unico reato commesso da Pagliai in tutta la sua vita fu quello di renitenza alla leva. Ve lo immaginate Pagliai che avrebbe dovuto giurare fedeltà a quello Stato assassino nei suoi confronti?
LA VICENDA PAGLIAI GIA’ CI OFFRE QUATTRO SENTENZE
1. A parole in tanti facevano i finti rivoluzionari contro gli americani, ma poi Battisti viene trattato con i guanti in Bolivia, mentre i veri rivoluzionari vengono ammazzati senza processo. Vedi Pagliai.
2. Avanguardia Nazionale non aveva contatti coi servizi segreti i quali, anzi, parteciparono attivamente alla persecuzione dei suoi militanti. Oggi sappiamo anche che i rivoluzionari di Avanguardia non hanno vissuto a caviale e champagne come si voleva intendere i quegli anni, anzi, tutto il contrario, hanno vissuto sempre morigeratamente e solo appena con decoro. Mentre i fedelissimi dei servizi segreti sono tutti vissuti nel lusso e sono morti nel loro comodo letto, che fosse in Italia o in Sud Africa.
3. L’inchiesta di Bologna contro Avanguardia faceva acqua da tutte le parti e Delle Chiaie, Pagliai e Palladino servivano più da morti che da vivi. Delle Chiaie che era sopravvissuto, ha potuto poi difendersi con orgoglio gettando ogni accusa nel ridicolo. Palladino e Pagliai li hanno invece ammazzati dei sicari di regime prima che potessero difendersi.
4. Lo Stato italiano, pur avendo organizzato l’operazione in Bolivia insieme alla CIA, non ha mai chiarito, pur sapendolo, chi sono stati i responsabili dell’omicidio di Pagliai e, pertanto, questo deve essere ritenuto un omicidio di Stato.