sabato 8 giugno 2024

7 Giugno 1981,San Benedetto del Tronto. - Storie di Stadio


7 Giugno 1981, San Benedetto del Tronto.
È un caldo e festoso pomeriggio, la Samb si prepara al ritorno in serie B giocando contro il già retrocesso Matera.
Già dalla mattina il lungomare e le vie cittadine si riempiono di auto, camion, ed anche trattori con a bordo gente esultante. Classico appuntamento al Chicco d’Oro e poi corteo rossoblu verso il Ballarin.
È tutto un coro: "Samba, Samba". Giro lungo, si passa sotto la curva sud, ecco i distinti, con le persone sporte dal parapetto ad applaudirci, la curva nord, la tribuna. Ed alla fine si torna al "Tempio del Tifo": la Sud del Ballarin, la Fossa dei Leoni.
Titti uno storico tifoso:
"Venivamo da un periodo molto pesante a livello politico, per la città, che negli anni settanta era stata fortemente segnata dalle lotte di classe, come dal terrorismo, tutti noi ragazzi eravamo figli di quella rabbia.
La festa per la Samb era un modo di identificarci come piccoli guerrieri, che avevano superato con successo tutte queste vicissitudini. Già un mese prima della partita col Matera avevamo cominciato a preparare i festeggiamenti.
Ricordo che quel giorno c’erano un centinaio di sacchi dell’immondizia, contenenti le striscioline di carta per la coreografia, messi in ogni angolo della curva. La giornata era caldissima, c’era un forte vento di scirocco (lu arrbì, come lo chiamiamo noi).
L’afa avvolgeva la città già alle 11 di mattina, quando entrammo allo stadio per preparare il tutto. Volevamo fare una grande cosa, basti pensare che la mole di carta portata all’interno dello stadio arrivava sino alle ginocchia. Circa 7 quintali".
L’ingresso delle squadre e la tragedia.
"Ci apprestavamo a festeggiare la squadra con la carta e i fumogeni, nessuno pensava alle scintille. Vedevamo delle piccole fiammette qua e là (forse procurate da una sigaretta, forse da un fumogeno), ma prendemmo la cosa sottogamba cercando semplicemente di spegnerle con i piedi.
Invece, anche a causa di alcune folate di scirocco, in quindici secondi l’allegria si è tramutata in caos. Sì è creata una sorta di piccola tromba d’aria, con le carte infiammate che spingevano verso l’alto. La gente ha cominciato ad ammassarsi, al centro e nella parte inferiore.
È là che le due ragazze sono rimaste intrappolate, senza via di fuga. Travolte da una seconda folata di fuoco. Come se gettassimo dell’alcol in un camino.
La gente spingeva ovunque non si trovavano le chiavi del cancello per entrare in campo e, inoltre, i manicotti per i pompieri, posti a pochi metri dalla curva, erano privi di acqua. Ci sono stati dei veri e propri eroi, che mettendo a repentaglio la propria vita hanno salvato vite umane, scaraventando ragazzini inermi da una parte all’altra della rete, come fossero sacchi di patate.
È stato come un attentato, nessuno si aspettava una simile tragedia in quel contesto.
Eppure oggi c’è ancora chi ne porta i segni.
Ricordo che il resto del pubblico, ma anche i carabinieri, erano a dir poco attoniti.
I primi tempi fummo messi sotto torchio dalle autorità e dall’opinione pubblica ci sentivamo disprezzati, la gente ci incolpava dell’accaduto e non è stato facile ricucire questa ferita.
È stato il senso di appartenenza a far crescere l’Onda d’Urto e riportarla vicino alla gente."
Il bilancio è tremendo: 64 gli ustionati, 11 gravi, ad avere la peggio sono Maria Teresa Napoleoni e Carla Bisirri rispettivamente di 23 e 21 anni. Le ragazze vengono immediatamente trasferite al Sant’Eugenio di Roma ma per loro non c’è nulla da fare.
Maria Teresa si è arresa il 13 giugno Carla 4 giorni dopo.
Racconto e foto presi in rete.





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