martedì 29 aprile 2025

AGLI ULTIMI DIFENSORI DELL'EUROPA



 

ULTRAS VERONA PER SERGIO RAMELLI


 

SABATO 10 MAGGIO ore 17:30 - I RAGAZZI COL VERDONE- Segna la data


 

HJ QUEX - FILM COMPLETO (1933)


 Hitlerjunge Quex (sottotitolo: Ein Film vom Opfergeist der deutschen Jugend) è un film del 1933 diretto da Hans Steinhoff. Tratto dal romanzo di Karl Aloys Schenzinger, è un film di propaganda su un giovanissimo aderente al partito nazionalsocialista che, mentre sta distribuendo dei volantini, viene colpito e ucciso in un quartiere comunista.

Heini Völker è un adolescente che vive in povertà con sua madre e suo padre. Il padre di Heini, un veterano della Grande Guerra, è un sostenitore disoccupato del Partito Comunista. L'organizzatore della sezione comunista locale, un uomo di nome Stoppel, fa amicizia con Heini e lo invita a una gita in campagna, promettendogli nuoto, campeggio e giochi. Heini accetta e il giorno successivo si presenta puntualmente alla stazione ferroviaria. C'è anche un gruppo di ragazzi della Gioventù hitleriana, che prende lo stesso treno.

Quando i comunisti arrivano al loro campo, si fuma, si beve e si balla. Ragazzi e ragazze giocano a carte, a differenza dei giochi che Heini si aspettava. Heini non si sente il benvenuto e se ne va. In un'altra parte della foresta, Heini incontra la Gioventù hitleriana accampata vicino a un lago dove stanno tenendo un falò di mezza estate. Heini li osserva da lontano, ma viene catturato da loro e portato nel campo, ma riconoscono che aveva viaggiato con i comunisti, e quindi mandano via anche lui. Heini li vede fare tutte le cose a cui sperava di partecipare, cioè campeggiare e nuotare. È innamorato del loro canto. Al mattino, Heini osserva le attività mattutine della Gioventù hitleriana, ma Stoppel viene a cercarlo. Si nasconde da Stoppel e invece riceve un passaggio in città da uno sconosciuto. Quando Heini torna a casa sua, racconta a sua madre della Gioventù hitleriana e le canta una delle loro canzoni, ma suo padre la sente e lo picchia per questo.

Heini vuole unirsi alla Gioventù hitleriana e visita la casa di uno dei membri, promettendo di venire all'inaugurazione della loro nuova sede. Tuttavia arriva tardi, proprio mentre i comunisti stanno attaccando i membri della Gioventù hitleriana. Anche se non ha nulla a che fare con l'aggressione, è tra gli arrestati dalla polizia. La polizia arresta alcuni giovani hitleriani, ma nessun comunista. Quando la polizia lo lascia andare, viene riconosciuto dai membri della Gioventù hitleriana, che lo accusano di collusione con i comunisti durante l'attentato.

Stoppel è colpito dal fatto che Heini non abbia detto alla polizia che sono stati i comunisti a scatenare il putiferio. Gli confida che i comunisti intendono attaccare la Gioventù hitleriana più tardi quel giorno, ma Heini è sconvolto e minaccia di dire alla Gioventù hitleriana dell'attacco. Tenta di avvertire Ulla telefonicamente, ma Fritz respinge la questione. Heini informa anche la polizia, ma neanche loro gli credono. Alla fine, Ulla sembra aver convinto Fritz a fare qualcosa, mentre il deposito di armi dei comunisti viene fatto saltare in aria.

Stoppel si rende conto che Heini deve aver avvertito la Gioventù hitleriana, e va a casa di Heini e fa capire a sua madre che lo ucciderà. Tuttavia, in seguito Stoppel cambia idea e ordina ai comunisti di non reagire contro Heini. La madre di Heini è così sconvolta che decide di uccidere se stessa e suo figlio chiudendo le finestre e lasciando il gas aperto nel loro appartamento di notte. Resta uccisa, ma Heini sopravvive.

Il padre di Heini incontra il leader delle truppe della Gioventù hitleriana, Kass, quando entrambi gli uomini vanno a trovare Heini all'ospedale. È qui che il padre di Heini rivela che è stato ferito in guerra e che questo è il motivo per cui non poteva lavorare. Kass tenta di convincere il padre di Heini ad unirsi ai nazisti. Heini decide di trasferirsi in un ostello gestito dalla Gioventù hitleriana, dove scopre con sgomento che non tutti i membri hanno valori morali così elevati come aveva pensato. Lo chiamano Quex, originariamente come insulto, abbreviazione di "Quecksilber" ("argento vivo").

Il leader della Gioventù hitleriana si guarda bene dal mandare Heini nel quartiere dove vivono i comunisti, ma scopre dove si trovano. Stoppel cerca Heini per strada e cerca di convincerlo a tornare dai comunisti. Heini rifiuta e Stoppel lo avverte di non tornare nel distretto comunista. Un giorno, un membro della Gioventù hitleriana viene picchiato dai comunisti mentre affigge manifesti, e Heini convince il suo leader a permettergli di visitare il quartiere comunista per distribuire volantini. Tuttavia, il suo compagno della Gioventù hitleriana Grundler è stato accolto dalla ragazza comunista Gerda e getta tutti i volantini nel fiume. Heini si offre quindi di ristampare tutti i manifesti durante la notte e di affiggerli prima del mattino. I comunisti ne vengono a conoscenza, lo inseguono e lo pugnalano. La Gioventù hitleriana lo trova disteso a faccia in giù, morente.

JUNKER - APRILE


 

Sergio- Civico88


 

ONORE A SERGIO RAMELLI, ENRICO PEDENOVI, CARLO BORSANI


 

domenica 27 aprile 2025

ROVETTA, 28 APRILE 1945


 

ROVETTA, 28 APRILE 1945

“con l’avvicinarsi della primavera, il 28 aprile di ogni anno, sull’ imbrunire, dalla strada che scende dal Passo della Presolana, raffiche di vento strisciano tra le case poste sotto la montagna, rumoreggiando sulle pietre della via come un passo chiodato; sembra un passo cadenzato: è il marciare dei Ragazzi della Tagliamento, quando di pattuglia, scendevano a valle cantando“…per voi ragazze belle della via che avete il volto della primavera, per voi che siete tutta poesia e sorridete alla camicia nera…”
Si! è il cantare dei Legionari trucidati a Rovetta, che tornati in quella vallata, risalgono sulla Presolana, dove ogni notte sono di pattuglia; cantano, marciano e, mentre attendono giustizia, si chiedono e chiedono "PERCHE’ ?"
(tratto dal libro "ONORE–Una strage; perché? Rovetta 28 aprile 1945" a cura di Giuliano Fiorani)

AI 43 MILITI DELLA LEGIONE TAGLIAMENTO TRUCIDATI INERMI
IN ROVETTA IL 28 APRILE 1945
E NEL RICORDO DI TUTTI I CADUTI PER L’ONORE
ANDRISANO Fernando, anni 22
AVERSA Antonio, anni 19
BALSAMO Vincenzo, anni 17
BANCI Carlo, anni 15
BETTINESCHI Fiorino, anni 18
BULGARELLI Alfredo, anni 18
CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
CAVAGNA Carlo, anni 19
CRISTINI Fernando anni 21
DELL'ARMI Silvano, anni 16
DILZENI Bruno, anni 20
FERLAN Romano, anni 18
FONTANA Antonino, anni 20
FONTANA Vincenzo, anni 18
FORESTI Giuseppe, anni 18
FRAIA Bruno, anni 19
GALLOZZI Ferruccio, anni 19
GAROFALO Francesco, anni 19
GERRA Giovanni, anni 18
GIORGI Mario, anni 16
GRIPPAUDO Balilla, anni 20
LAGNA Franco, anni 17
MARINO Enrico, anni 20
MANCINI Giuseppe, anni 20
MARTINELLI Giovanni, anni 20
PANZANELLI Roberto, anni 22
PENNACCHIO Stefano, anni 18
PIELUCCI Mario, anni 17
PIOVATICCI Guido, anni 17
PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
PORCARELLI Alvaro, anni 20
RAMPINI Vittorio, anni 19
RANDI Giuseppe, anni 18
RANDI Mario, anni 16
RASI Sergio, anni 17
SOLARI Ettore, anni 20
TAFFORELLI Bruno, anni 21
TERRANERA Italo, anni 19
UCCELLINI Pietro, anni 19
UMENA Luigi, anni 20
VILLA Carlo, anni 19
ZARELLI Aldo, anni 21
ZOLLI Franco, anni 16
COSA E' SUCCESSO A ROVETTA (BG)
IL 28 APRILE 1945 ?
ROVETTA 28 APRILE 1945.
STORIA DI UNA STRAGE
Tratto da “Il senso segreto della strage di Rovetta”, di Leone Belotti
Ultimi giorni di Aprile del 1945, la guerra è finita. Nel fuggi fuggi generale, mentre tutti si imboscano o si travestono, al passo della Presolana, in val Seriana, tagliati fuori da tutti, ci sono 43 balilla che ancora tengono il presidio.
Li comanda un sottotenente di 22 anni, l’età media è di 17 anni, i più giovani non hanno ancora 15 anni. Studenti, si erano arruolati dopo la fuga del re, per salvare l’onore della patria. Nati e cresciuti nella retorica fascista, non c’è da stupirsi che vogliano resistere in armi contro il resto del mondo, fino alla “bella morte”.
Il Comitato di Liberazione ordina: cessare il fuoco, arrendersi, consegnare le armi, è fatta salva la vita. E’ il parroco a convincerli a scendere dai monti, a rassicurarli che la resa sarà onorevole.
Giunti a Rovetta vengono presi in consegna dai partigiani, e dopo due giorni di prigionia quasi familiare (alcuni erano fidanzati con ragazze del posto) la notte del 27 accade qualcosa di poco chiaro, compaiono figure misteriose, agenti segreti, auto lussuose: all’alba del 28 Aprile i 43 balilla vengono picchiati, spogliati e condotti dietro il cimitero, dove vengono fucilati (mitragliati), a gruppi di cinque, e sepolti sommariamente.
Questo episodio, noto (non troppo) come “la strage di Rovetta” è la prima macchia dell’Italia nata dalla Resistenza. Chi diede l’ordine di fucilare prigionieri che si erano arresi conformemente agli ordini del Comitato di Liberazione?
Per quale ragion di stato 43 ragazzini che non erano stati responsabili di violenze, come testimoniato da uno dei capi partigiani, sono stati trucidati a sangue freddo?
Un processo farsa nel dopoguerra ha chiuso la questione (l’esecuzione fu considerata come “azione di guerra”, e dunque non punibile, grazie a un apposito decreto).
Gli esecutori materiali, processati e assolti, portano i cognomi più diffusi della zona, chiunque in Val Seriana conosce un sacco di gente con quei cognomi, Savoldelli, Zanoletti, Balduzzi, Percassi, amici, clienti, soci, collaboratori, gente con cui lavori. Gli ho detto: chiedi ai tuoi, agli zii, ai nonni: dim ergot! Niente. Nessuno sa niente, nessuno dice niente. Curioso come un bergamasco possa somigliare a un calabrese, in certi silenzi. Una pagina rimossa. E che pagina! L’innesco della mattanza!
Il giorno dopo la strage, il 29 Aprile 1945, l’Unità scriveva: “La peste fascista deve essere annientata. Con risolutezza giacobina il coltello deve essere affondato nella piaga, tutto il marcio deve essere tagliato. Non è l’ora questa di abbandonarsi a indulgenze che sarebbero tradimento della causa…” E’ il famoso articolo Pietà l’è morta. Firmato: Giorgio Amendola, cioè uno dei “padri della patria”.
Amendola si riferiva a piazzale Loreto, ma come non leggere in queste parole un’apologia alla pulizia etnica?
Il macello di piazzale Loreto non bastava, qualcuno ha voluto e ordinato un bagno di sangue generale, nazionale, e occorreva un esempio immediato, ecco la strage di Rovetta: l’appello de l’Unità dunque significa “fate come a Rovetta”, trucidate pure chiunque abbia una camicia nera. A rigore: almeno il 90% degi italiani.
Ma proprio nel corso di quella notte, gli italiani, ormai ginnasti esperti del consenso, si “liberarono”, e divennero tutti antifascisti convinti, e anche assetati di sangue. Nel corso del successivo mese di Maggio, furono uccise oltre 40.000 persone a sangue freddo, senza distinzione, civili, donne, bambini, anziani, per strada, in piazza, in casa, ovunque, per lo più vendette private su persone comuni, con l’alibi di “annientare la peste fascista”, mentre i gerarchi e i servi del regime si riciclavano in parlamento, nei ministeri, nelle aziende e nelle case editrici.
Dobbiamo capire che dietro la cornice della “Liberazione” c’è un bagno di sangue attuato per occultare la magia del gattopardo, il trasformismo delle elites (non il ricambio).
Cose che un’intera generazione ha visto ma taciuto alla generazione successiva, la mia, la nostra, per cinquant’anni, fino anni Novanta, cioè dopo il crollo del comunismo, quando giornalisti, storici ed editori hanno preso coraggio (!) e aperto gli archivi dell’orrore.
Torniamo a Rovetta. Nella formazione partigiana responsabile della strage c’erano personaggi noti della resistenza bergamasca, e anche una figura misteriosa, il Mohicano, che si è poi rivelato essere un agente dei servizi segreti inglesi, il cui anonimato è stato usato fino ai giorni nostri come pretesto/alibi per non dire la verità proprio da parte di coloro che erano incaricati di fare luce (L’istituto storico della resistenza).
Non ci vuole Einstein per capire che se hai un problema non puoi chiedere di risolverlo a chi ci ha basato sopra la sua esistenza (a meno che si abbia a che fare con grandi uomini, se Einstein mi permette la precisazione, a mio parere dovuta, per quanto sperimentalmente improbabile).
Oggi possiamo dire questo: se a livello nazionale ci hanno mentito per quasi 50 anni, a livello locale, sui fatti di Rovetta, siamo già a 70. Perché? Chi c’è dietro, cosa c’è sotto questo segreto di stato? Chi diede l’ordine?
Cose pesanti da digerire per chi è stato allevato nel mito della resistenza e dell’antifascismo. Alle medie ci portavano in gita scolastica a Marzabotto, alle fosse Ardeatine, sapevamo tutto di quei fatti, ma di Rovetta, dove si andava in villeggiatura, non si sapeva niente.
Ma non vorrai paragonare… Si invece, paragoniamo, la barbarie è barbarie.
Sarebbe bello e giusto che finalmente saltasse fuori qualcuno di quelli che a Rovetta (non a Kabul) da 70 anni sanno e tacciono, anche un figlio, un nipote, e ci raccontasse come è andata. A cosa mi serve un prestigioso Istituto Storico della Resistenza e un simpatico Museo Storico della Città se dopo 70 anni non mi hanno ancora spiegato il fatto storico più rilevante accaduto qui dove sono nato e cresciuto, dove vivo e lavoro?
Leggere le carte del processo, con tutti gli omissis e i non ricordo-non so, con le raffinatezze acrobatiche del diritto per assolvere tutti, mette i brividi, perché riconosci la matrice di quella lunga serie di processi farsa che caratterizzerà la storia stragista d’Italia negli anni a seguire e fino ai giorni nostri.
Una grande delusione, una grande rabbia. Aver studiato storia per vent’anni, aver creduto a quei miti, per poi scoprire verità allucinanti, armadi nascosti, scheletri su scheletri.
Il senso, la verità di Rovetta è ancora segreta. Chi diede l’ordine della strage?
Nel 1997, quando la Regina d’Inghilterra ha tolto il segreto di stato dagli archivi del SOE, il secret service inglese che agiva in Italia e nei balcani a “supporto” dei partigiani, gli storici hanno iniziato a studiare i documenti, e il quadro che ne esce ci dovrebbe portare a riscrivere alcune pagine di storia della resistenza. In primis quella della strage di Rovetta. Non ho il coraggio di rendere pubblico il sospetto, la possibilità che esce da queste carte.
Mi rivolgo a chi sa. Cos’hai, cos’avete da perdere? Quale era la cifra pagata? Chi era l’eminenza grigia arrivata con un’automobile lussuosa a dare l’ordine della strage, proveniente da Bergamo?
Non è mai troppo tardi per queste cose.

“…per voi ragazze belle della via ...”


“con l’avvicinarsi della primavera, il 28 aprile di ogni anno, sull’ imbrunire, dalla strada che scende dal Passo della Presolana, raffiche di vento strisciano tra le case poste sotto la montagna, rumoreggiando sulle pietre della via come un passo chiodato; sembra un passo cadenzato: è il marciare dei Ragazzi della Tagliamento, quando di pattuglia, scendevano a valle cantando“…per voi ragazze belle della via che avete il volto della primavera, per voi che siete tutta poesia e sorridete alla camicia nera…”
Si! è il cantare dei Legionari trucidati a Rovetta, che tornati in quella vallata, risalgono sulla Presolana, dove ogni notte sono di pattuglia; cantano, marciano e, mentre attendono giustizia, 
si chiedono e chiedono
PERCHE’ ?"
(tratto dal libro "ONORE–Una strage; perché? Rovetta 2 aprile 1945" a cura di Giuliano Fiorani 

AI 43 MILITI DELLA LEGIONE TAGLIAMENTO TRUCIDATI INERMI 
IN ROVETTA IL 28 APRILE 1945 
E NEL RICORDO DI TUTTI 
I CADUTI PER L’ONORE
  
ANDRISANO Fernando, anni 22
AVERSA Antonio, anni 19
BALSAMO Vincenzo, anni 17
BANCI Carlo, anni 15
BETTINESCHI Fiorino, anni 18
BULGARELLI Alfredo, anni 18
CARSANIGA Bartolomeo Valerio, anni 21
CAVAGNA Carlo, anni 19
CRISTINI Fernando anni 21
DELL'ARMI Silvano, anni 16
DILZENI Bruno, anni 20
FERLAN Romano, anni 18
FONTANA Antonino, anni 20
FONTANA Vincenzo, anni 18
FORESTI Giuseppe, anni 18
FRAIA Bruno, anni 19
GALLOZZI Ferruccio, anni 19
GAROFALO Francesco, anni 19
GERRA Giovanni, anni 18
GIORGI Mario, anni 16
GRIPPAUDO Balilla, anni 20
LAGNA Franco, anni 17
MARINO Enrico, anni 20
MANCINI Giuseppe, anni 20
MARTINELLI Giovanni, anni 20
PANZANELLI Roberto, anni 22
PENNACCHIO Stefano, anni 18
PIELUCCI Mario, anni 17
PIOVATICCI Guido, anni 17
PIZZITUTTI Alfredo, anni 17
PORCARELLI Alvaro, anni 20
RAMPINI Vittorio, anni 19
RANDI Giuseppe, anni 18
RANDI Mario, anni 16
RASI Sergio, anni 17
SOLARI Ettore, anni 20
TAFFORELLI Bruno, anni 21
TERRANERA Italo, anni 19
UCCELLINI Pietro, anni 19
UMENA Luigi, anni 20
VILLA Carlo, anni 19
ZARELLI Aldo, anni 21
ZOLLI Franco, anni 16


 

Inter - Torino, 1991-92


 

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